6 agosto 1942

P.M.29 li, 6 Agosto 1942-XX°

Carissimi,

questa sera sono di servizio, e dopo aver sgobbato un pochettino, vi scrivo queste righe, perché altrimenti domani non potrei farlo, dovendo andare a fare il solito viaggetto per prendere i soldi, e per fare, se possibile, il bagno di mare.

Questa sera, tanto per farmi dispetto, il cinema che era chiuso da quasi due settimane, si è riaperto, ed io, che sono di servizio, debbo stare qui dentro. Ma domani sera, se ritorno presto, o dopo domani, mi prenderò la rivincita, e mi godrò tutto il cinema che voglio.

Domani, pure se avrò fortuna, ritornerò carico di uva, comprata a Corinto, dove oramai è matura, ed invita a mangiare. Ne ho assaggiata qui a Tripoli, ma costa un occhio della testa.

Sono parecchi giorni che non ricevo vostre notizie, e questo mi dà pensiero, perché non sono mai stato tanto tempo così senza vostre nuove. Sarà un ritardo della posta? Eppure la posta arriva giornalmente (aerea) perché quasi tutti i giorni ricevo una lettera da Teresina, e non so proprio spiegarmi questo. Domani però tutto si chiarirà con una vostra bella lettera, che metterà in pace il mio cuore. Io vi scrivo ogni due o, se ne sono impedito, ogni tre giorni, e spero che avrete mie notizie. Avrete pure ricevute le lettere dove vi rassicuravo sul mio stato di salute, e spero non avrete più dei pensieri brutti che sono un’offesa alla mia sincerità.

Sarei il più grande vigliacco della terra se vi tenessi celato un qualsiasi microbico danno al mio occhio, e non meriterei la vostra affettuosa premura. E poi dopo che ho scritto allo zio, e il Tenente della finanza, che ha avuto possibilità di parlare con il mio capo-ufficio, e avrà già riferito, non credo avrete ancora dei dubbi sulla veridicità delle mie asserzioni. Se poi non fossi più che in salute, non potrei scrivere così tanto e in fretta, (vado velocissimo per riposarmi un poco prima di domani mattina alle ore 4,= ora di sveglia per la partenza). E poi non mi manderebbero a fare la gita in camion, e non sarei stasera di servizio. State tranquilli, e vedrete che quando verrò in licenza (e Natale si avvicina) potrete constatare che non sono bugiardo, e che come sempre ho detto solo la verità, come mia abitudine.

Voglio solo sapere come state, ed è questo il pensiero di questi giorni di attesa di lettere.

Avrete ricevuto le mie fotografie inviatevi ultimamente, e credo ormai tutte. Stasera avrei dovuto andare dall’orefice a prendere gli anelli di Silvana e Wally, ma essendo di servizio, non ho potuto.

Andrò dopo domani mattina, e così aspetterò la prima occasione per mandarli. Siete contente, sinforose?1 Li ho fatti fare con l’Acropoli sopra, e dentro l’iscrizione in greco “Tripolis, ricordo del 1942”.

Sono in argento, perché oro qui non se ne trova; il disegno sopra però si può cambiare, con le vostre sigle scritte con caratteri greci.

E’ un lavoro da poco, e se voleste così, io ve le faccio mettere.

Penso una cosa che avrei dovuto fare prima ma non ho mai potuto: Già quando ho chiesto per Silvana e Wally, avrei voluto chiedere per mamma, ma non mi sono osato, non sapendo se le avesse fatto piacere uno di simili anellini. Credevo di potere trovare altro, ma poi ho dovuto desistere, perché non si trova niente. Vi sono oggetti di profumeria che non adoprerei nemmeno per lavarmi i piedi, e l’unica cosa che merita un poco è la cipria (pompea L.T.Piver). Ma non so se fosse di gradimento, e perciò chiedo se tu mamma volesti un anellino pure tu. Non so se ti piaccia, e perciò chiedo. Ho forse sbagliato? Vorrei sapere qualcosa in merito, e così saprò che fare.

L’unico che resterebbe sarebbe papà, ma quando avrò occasione di avere un amico che verrà in licenza, non mancherò di mandare qualche sigaretta.

Di vita qui non avrei molto da raccontare, se non che sono sempre qui in ufficio, eccetto qualche scappata per andare alla Banca a fare delle operazioni, o alla Posta Militare. Le giornate sono belle e il sole non ci lascia un solo minuto. Sono tre mesi ormai che non si sa con precisione se la pioggia esiste o non è mai esistita. A mezzogiorno, (mangiamo alle 10,15) me ne vado in terrazza, con tutto l’armamentario, composto dagli occhiali del mio amico, degli zoccoletti di legno che mi ha fatto il mio amico il falegname del Reparto, dalle mutandine da nudista, dal turbante bianco in testa (che desta l’ilarità dei miei compagni), e di un fiasco di acqua minerale fatta con le cartine di mamma, che detto in confidenza, nei pochi minuti che mi addormento al sole, la mia acqua finisce in qualche gola arsa dal sole. E’ così qui, tutto quello che uno possiede è per gli altri. Tutti siamo come i bambini che desiderano divertirsi con tutto ciò che viene da casa, e non siamo mai sazi di golosità. Devo anche spostare il tavolino che metto sopra la mia testa per ripararla dal sole, perché il sole cammina, ed a un certo punto me lo sento che mi solletica il naso, ed allora sono guai, perché alla sera poi al “peripato” (passeggio), è tutto rosso, e mi rincresce, perché incontro una o due belle “despinis” (signorine) sulle quali faccio colpo, e allora me lo salutate il ”colpo” se ho il naso arrossato ? Può sembrare che io sia amico di Bacco.

Mi preparo anima e corpo per quando verrò a casa, e comincio a dare una specie di piega ai capelli recentemente tagliati quasi a zero, e aggiusto la divisa di panno che adesso riposa all’attaccapanni, in attesa di essere indossata ai primi freddi, quando si avvicina il S.Natale. Chissà perché, ma non ho mai tanto desiderato che venga il freddo, che è sempre stato piuttosto il mio nemico. Ma…….con esso si avvicina il giorno in cui quella carretta a quattro ruote che si chiama treno del diavolo di qui, si metterà in moto, e con esso, anche la mia felicità.

Continuate a prendere sempre lo stipendio ? E per il sussidio, non se ne fa niente ? Vorrei che foste tranquilli dal lato dei soldi, e perciò mi preoccupo. Intanto per i venti del mese corrente, vi spedirò gli altri soldi del mese decorso, fino al quindici di Agosto, e cioè quasi quattrocento lire. E’ tutto quello che posso avere e posso mandare, in quanto solo la quindicina si manda, e d’altronde dove si potrebbero avere altri soldi se non dalla quindicina ?

Sono sempre in attesa della ricevuta del mese scorso, e credo che con la prima vostra lettera non si farà più aspettare. Stasera ho detto qualcosa mi pare, e se volete vi racconterò, come oggi ho raccontato, della cura del sole, delle passeggiate, e di come si vive qui. Siete contenti ? Ed ora, essendo alla fine la pagina, chiudo questo dolce colloquio con voi, con il dirvi che vi penso sempre con tanto affetto, e che voglio sapervi sempre felici e in salute. Vi manda tanti baci cari il vostro Dino che vi vuol tanto bene.

Con affetto Dino

1 Nel senso di ragazze sdolcinate

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