30 marzo 1941

30.03.1940 XIX

Cara mammina,

oggi dopo tanto desiderarla, ho ricevuto una vostra lettera. Erano già quattro giorni, da quando cioè avevo ricevuto da Silvana, che non sapevo più niente di voi.

Ho appreso così che mi hai mandato un pacco, e ti ringrazio tanto. Di solito impiegano 15 giorni a giungere, quindi ho ancora un po’ di tempo. Dello zio Peppino1 ho già saputo in precedenza. Appena ricevuto, ringrazierò. Per la polvere insetticida, ve ne è bisogno, perché non “ne ho ancora”, ma ne ho altri. Siamo tutti pieni, ma la polvere me la ha data un amico, e ne ho più che a sufficienza.

In quanto a un mio probabile cambiamento di mansioni, e cioè alla ripresa dell’attività mia speciale, rassicurati, non è possibile, a causa dell’occupazione che ora ho.

Ferri2 non lo ho visto che tre settimane fa quando mi fece leggere una vostra lettera. Da allora non ne ho saputo niente perché è distante da me.

Avete ricevuto le mie violette! Pure io ho ricevuto le vostre, e conservavan intatto il profumo.

Mi rincresce, che non facendone cenno, non hai ancora ricevuto il vaglia di £ 105. Se non lo hai ancora ricevuto quando leggerai questa mia, mandamelo a dire che provvederò.

Domani, se piglierò la decade, (essendo per ora al verde), manderò il regalo di Pasqua a Silvana e Wally.

Hai visto cara mamma che in Libia gli inglesi si ritirano? L’ora delle botte stà per scoccare!

Qui da noi fa un caldo asfissiante come a Tripoli. Andiamo in giro in maniche di camicia e a torso nudo.

Ho fatto delle fotografie con la macchina di un mio compagno, e domani le porto a sviluppare. Speriamo che te le possa mandare al più presto.

Ho ricevuto quella di papà con i sarset, e mi ha fatto ridere al pensiero di tutte le risate che facevamo su per i boschi e i prati. Bei tempi!

Mi sono fatto con due spilli due ami, con i quali pochi minuti al giorno vado a pescare nelle paludi che qui ovunque sono. Prendo qualche pesce che poi friggiamo.

Forse a noi toccherà un altro compito ora, e tu lo saprai dal giornale, ma sapremo fare sempre il nostro dovere contro qualunque nemico.

I soldi che mando a casa non li tengo perché non trovo quello che vorrei io, e la roba in scatola non la mangio. D’altra parte 1 lira di qui ne vale 1.25 delle nostre, e la roba costa più cara. Con questa lettera, mi sono rivolto a tutti, e come a te, mamma cara, anche a papà. Capite che non ho molto tempo, quindi faccio come posso.

Con tanti baci cari vi giunga il mio affetto. Vostro

Dino

1 Felice Giuseppe Ferrero, zio di Dino

2 Conoscente di Dino

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