19 marzo 1945

ATTENZIONE: questa lettera non è originale ma è stata scritta sulla base dei documenti e delle testimonianze di Dino.

Magdeburgo, 19 marzo 1945

nelle ultime settimane ci sono stati tre nuovi bombardamenti il 2, il 3 ed il 13 marzo. Tutti i raid sono avvenuti di giorno, segno che ormai l’esercito nazista non è più in grado di difendere la propria popolazione. Dicono che sia stata perfino colpita la cattedrale, dove il grande organo è andato distrutto. I morti ormai non si contano più.

In fabbrica si lavora solo pochi giorni alla settimana ed il nostro supervisore tedesco mostra i segni evidenti delle notti insonni, passate a pulire e rimuovere i detriti dalle case nel buio più completo.

Un nuovo gruppo di prigionieri polacchi e ungheresi ha raggiunto il campo, anche se ormai la produzione della fabbrica è rallentata a causa delle gravi difficoltà nei rifornimenti. Probabilmente tra non molto si arresterà del tutto perché gli altri supervisori, poco alla volta, sono spariti e non si sono più visti, presi come saranno dai loro problemi di sopravvivenza.

Così i prigionieri anziché alle macchine vengono avviati a scavare trincee anticarro vicino al fiume Elba, mentre i pochi rimasti in fabbrica si limitano a fare le pulizie.

All’ora di pranzo, a chi rimane nei campi maschile e femminile, viene somministrata solo più una zuppa acquosa a base di bucce di patate o di barbabietola. La sera, quando va bene, un pezzettino di pane e raramente della margarina o della marmellata. Fate conto che una pagnotta viene divisa tra diciotto persone, di conseguenza la razione di pane per ogni persona è quasi microscopica. Da bere ci danno l’equivalente di una tazza di surrogato di caffè e un po’ d’acqua, all’inizio del turno al mattino o alla sera.

Ancora un’altra ragazza è stata impiccata davanti a tutti i prigionieri. La vittima è stata portata alla forca a piedi nudi e svestita, poi è stata tosata ed appesa sotto i nostri occhi. Se una prigioniera voltava il viso di fronte a questo orrore veniva costretta a guardare a colpi di frusta. Come vuole il loro barbaro rituale, le SS hanno lasciato appesa per 24 ore la ragazza assassinata, come insegnamento e monito per gli altri prigionieri.

Ma pure in mezzo a tanta abiezione a volte capita qualcosa di emozionante e di inaspettato. Circola infatti voce che nel campo femminile una donna abbia dato alla luce un bambino. Non so se sia vero e come ciò sia stato possibile, ma sarebbe una cosa commovente pensare che per mesi le altre prigioniere siano state in grado di nascondere e proteggere una di loro. Del resto siamo qualche migliaio e controllarci tutti, visto il momento, è diventato impossibile. Ormai la fine della guerra è vicina e questa nuova vita ha avuto l’effetto di scuotere le coscienze di molti di noi che erano diventati apatici e insensibili. Una nuova speranza sta nascendo.

Dino.

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