ATTENZIONE: questa lettera non è originale ma è stata scritta sulla base dei documenti e delle testimonianze di Dino.
Arbeitsskommando Polte-Magdeburg, 25 agosto 1944
Carissimi,
anche in questi frangenti drammatici capita di assistere ad azioni che rivelano una profonda umanità. Ci sono sempre più di frequente degli episodi di solidarietà da parte di alcuni cittadini tedeschi che, anche rischiando punizioni, trovano il coraggio di farci avere un po’ di cibo quando usciamo dal campo per andare a scavare tra le rovine causate dai bombardamenti.
Ma ci sono anche altri motivi che contribuiscono a rendere la vita meno triste. Diverse donne tedesche che lavorano insieme a noi prigionieri, hanno stabilito dei rapporti di amicizia se non proprio dei legami amorosi.
E non crediate che siano tutte rose e fiori. Fin dal gennaio 1944 è stato vietato alle lavoratrici tedesche di intrattenere qualsiasi tipo di rapporto con i prigionieri, pena sanzioni pubbliche e finanche l’arresto. Per le donne tedesche le pene dipendono da quanto dura la relazione, dall’età e dal fatto che siano sposate o no. Le pene più gravi riguardano le donne sposate, anche se del marito non hanno più notizie da anni, e quelle che hanno preso l’iniziativa. Le pene detentive sono invece più lievi per le donne molto giovani che accettano la corte dei prigionieri, o a cui sono solo state indirizzati dei messaggi d’amore. Va anche detto che alle donne vengono applicate pene più severe rispetto agli uomini tedeschi che intrattengono rapporti con le prigioniere. Va anche detto che i contatti verboten possono verificarsi durante il lavoro ma in genere sono più facili una volta usciti dalla fabbrica.
Va detto che le donne non solo ci trattano meglio degli uomini, ma si dimostrano anche molto disponibili a fornire un po’ di cibo, anche se in maniera saltuaria, soprattutto a noi italiani. Ma non si può andare oltre, se non a proprio rischio e pericolo, come dimostra il fatto che in fabbrica sia stato appeso un avviso scritto anche in italiano, che ammonisce a non avvicinare le donne tedesche. In caso contrario si rischiano fino a 5 anni di carcere se viene scoperto che un prigioniero italiano ha avuto un rapporto con una donna tedesca. Se poi lei dovesse rimanere incinta si rischia addirittura la pena di morte.
Per quanto riguarda invece la nostra situazione, da un paio di settimane sembra che ci siano stati dei cambiamenti. Il führer, d’accordo con Mussolini, ha ordinato che gli internati militari italiani debbano ora essere considerati come dei lavoratori civili, formalmente liberi.
Questa trasformazione ha reso più facile avere dei contatti con la popolazione, forse per le sempre più disperate condizioni di vita e per il sentore che la fine sia ormai vicina. Una situazione molto diversa dagli inizi della prigionia, quando molti tedeschi ci trattavano male, ci insultavano, desiderosi di vendetta attraverso umiliazioni continue nei nostri confronti.
Ora invece nel fine settimana possiamo riunirci e non è raro che alcune famiglie ci chiedano aiuto per riparare le case bombardate o rimuovere le macerie o altro ancora. Queste persone sono meno cattive rispetto ai tedeschi che ci controllano nella fabbrica e quando possono ci offrono un po’ del poco cibo di cui dispongono ancora.
Ma il divieto di avere contatti con i tedeschi non è uguale per tutti, dipende dallo status di ognuno di noi. Il divieto è rimasto per gli ebrei, per i cittadini dell’est e per i prigionieri di guerra, ma per i cittadini dell’ovest no.
Dicono che il passaggio a lavoratori civili ci permetterà di poter indossare abiti civili, sciarpe e cravatte. Per quanto mi riguarda oggi mi hanno consegnato un nuovo lasciapassare, con tanto di data, timbro e firma, che mi consente di muovermi per tutta la fabbrica e anche fuori dal campo quando non lavoro. Sopra c’è scritto che sono stato riconosciuto come lavoratore civile. Sarà proprio così?
Intanto continuano i bombardamenti quasi ogni giorno.
Vostro Dino