12 marzo 1942

P.M.29/P. 12 Marzo 1942- XX°

Carissimi,

Oggi sono contento mentre vi scrivo, perché ho ricevuto ieri il telegramma che mi comunicava del felice arrivo del I° pacco. Mi ha fatto proprio tanto piacere sapere che avrete potuto venire in possesso di ciò che desideravate. E poi buono?

Il I° pacco non avevo avuto modo di assaggiarlo, e quindi non potrei dire…

Ieri pure mi è pervenuto il vaglia di 100 lire, che appena potrò incasserò, ma vi prego di non mandarmene più, perché tiro avanti con quello che percepisco di decade. Vi ringrazio tanto, e in ogni modo serviranno per il thé quelle 100, e per l’olio. Aspetto in questi giorni una latta come quelle mandatevi prima. Spero che arrivi presto. Ne ho poi un’altra quasi pronta per accogliere il prezioso liquido. Certo ci vorrà molto tempo, perché le difficoltà sono aumentate ora per la spedizione.

Ieri sera sono andato per la seconda volta al cinema a vedere il film italiano “Pazza di gioia”, con De SicaMelnatiMaria Denis. Ci siamo divertiti tanto, perché da tanto tempo desideravamo vedere un film italiano, e poi così allegro!

Poi hanno proiettato il giornale L.U.C.E. della Marmarica, nostra passione, e il Duce acclamato a Littoria dalla folla.

Che battimani nel cinema! I greci non sapendo resistere a tanto entusiasmo, pure loro vi partecipavano. Poi ci sono venute le lacrime agli occhi quando si è visto a Bengasi le donne, i vecchi, i bambini, piangere di gioia al ritorno dei nostri.

Qui, tanto per fare passare il tempo, abbiamo formato la squadra calcistica del comando di Reggimento, che parteciperà al campionato di Divisione di prossima attuazione. Ieri ho già giocato, e comincio a sgranchirmi le gambe.

In questi giorni sono vestito a festa perché ho una divisa nuova di fiamma, fatta dal sarto borghese; la giubba è senza cinghia, e fatta come una giubbettina alla gagà. I pantaloni con uno sbuffo! Spero di poter fare presto la fotografia e vedrete che roba!

Come comunicatovi in altre mie precedenti, ho ricevuto il pacco di dicembre. Ora sono in attesa degli altri da mezzo chilo speditimi e di un altro spedito dalla maestra di Roma1, a giorni saranno qui.

Inutile dire che stò bene. E’ sempre così state tranquilli. Anzi non riesco mai a levarmi la fame, che mi è sempre addosso, malgrado mi diano abbastanza abbondantemente da mangiare.

Vi giungano i miei più cari baci, e saluti.

Vostro Dino

1 Molto probabilmente si tratta di una “madrina di guerra”, ossia di una donna che, come molte altre, ha adottato un militare (Dino) come figlioccio. Le madrine scrivevano sovente ai soldati, soprattutto a chi tra di loro non aveva famiglia. A volte, se disponevano di sufficienti mezzi economici, spedivano anche dei pacchi. La loro missione era quella di tenere alto il morale del loro figlioccio, mostrandogli interesse e affetto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *