17 febbraio 1941

Zona d’op 17.2.41

XIX

Carissima mamma,

Ho ricevuto una mezz’ora fa la tua lettera. Era una settimana e più che non ricevevo. Questo ritardo è stato causato dal fatto che io sono in distaccamento, perciò la posta la mandano quando possono.

Sono sempre in ufficio come un tempo, e mi ci trovo sempre meglio. Dormo solo, con comodità e sicurezza, perché non piove dentro, essendo sistemati nella palazzina di un Comune. Se vuoi sapere sono a Fier es Shganit, tra Berat e Lusnja (1). Da voi nevica ancora?

Qui, sembra fatto appositamente il tempo. Per una settimana vi è sole che brucia, e poi per tre giorni piogge torrenziali, e, data la costituzione argillosa del terreno, la pioggia, non filtra, e perciò vi è del fango che arriva alla pancia dei cavalli. In quei 3 giorni di pioggia si diventa così sporchi da essere irriconoscibili.

Ci sono paludi vicino al mare, ma noi siamo a 900 mt. sul di lui livello, quindi non c’è pericolo di malanni. Non ti addolorare per le notizie provenienti dall’Africa. Come vedi Bengasi è di nuovo nostra, e stai certa che per bene che vada ai cani di inglesi, dovranno lasciare l’Egitto. Sul fronte più vicino all’Italia, che mi interessa, vedrai fra poco tempo che vittoria! Ancora una volta nulla resisterà alla spinta delle nostre possenti divisioni, ora in numero tale da arrivare fino in capo al mondo infrangendo qualunque resistenza. Io compio il mio dovere con la massima cura ed entusiasmo.

La vittoria è più vicina di quanto non crediate. Qui, solamente qui si comprende gli sforzi che compie la Patria. Chi non credesse dovrebbe assistere a tutto ciò che noi viviamo, e sicuramente dovrebbe levarsi tanto di cappello. Finisco perché lo spazio manca. Ricambio i saluti a Enrico, alla signora Castelli e Formica.

E Enrico ha ricevuto la mia cartolina in franchigia? Tanti baci cari dal tuo Dino

note:

(1) Lushnje

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