5 ottobre 1940

5-10-40-XVIII

carissimi,

Ho inviato ieri una cartolina, ed ora vi scrivo. Lunedì non ho avuto il piacere di vedervi ad Alpignano, ed è stata una grande delusione. Siamo passati verso le 13.30. Siamo stati fino a mercoledì mattina a Caselle, bella città piena di svaghi. Poi, partenza nuovamente, e verso le 17 di mercoledì, dopo essere passati a Leynì, Feletto in mezzo a due ali di popolo plaudente, siamo giunti qui a destinazione. Questo paese si atteggia a cittadina, con i suoi portici, le belle vetrine e l’eleganza.

Vi è un castello ducale, e un bellissimo parco.

Già un chilometro prima di entrare in paese, vi era una tale ressa di gente!

Siamo entrati nell’abitato, e improvvisamente siamo stati coperti da una pioggia di fiori. I più vicini, quelli cioè a piedi sono stati perfino abbracciati, e alle mura, in tutti i posti scritte di: viva gli eroi, viva il I gruppo, con un proclama del podestà, che vi porterò se stacco da un muro. Insomma, un vero trionfo, e noi siamo restati là, impalati sull’attenti senza saper che dire. Ieri sera, uscito in libera uscita con quel mio amico che mi assomiglia, due ragazze ci hanno detto: Sembravate delle statue, seri come delle masse di bronzo, mentre siete la gente più simpatica e allegra che noi a Aglié si abbia mai conosciuto.

Domenica non verrò a casa, i permessi non essendo ancora aperti. In ogni caso pazienza. Verrà anche la licenza.

Dalla finestra della caserma si vede il Musinè in lontananza, come un’ombra vaga. Quanta nostalgia! Ma sono cose passeggere.

Mi sembra un secolo che non vi vedo, eppure è solo da domenica!

Scrivetemi, facendomi sapere quando e se verrete.

E mamma è andata dal dottore? Come va in complesso? E quel sussidio lo prendete?

In attesa di riabbracciarvi, vi giungano i più sentiti baci

Vostro Dino

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