Aglié – 23-10.40 / XVIII
carissimi,
Ho ricevuto una lettera nella quale mi scrivevate tutti e poi una di mamma.
Mi dispiace che domenica non ho potuto venire. E’ sempre la solita musica.
Ora per domenica che viene ho di nuovo la promessa, ma ne faccio poco conto.
Se per sabato sera non mi vedete, non vengo, d’accordo?
Qui è qualche giorno che fa bel tempo, ma la mattina c’è sempre una tale frescura…
Ad Alpignano è press’a poco come qui credo: solo che qui, sulle montagne che si vedono ha nevicato molto basso.
Giorni or sono stavo per sistemarmi proprio bene senza dovere ringraziare l’affaticato zio Carlo1. Invece il destino mi perseguita, anziché essendo in merito per la mia condotta di buon militare, ci perdo lo stesso.
Era venuto l’ordine di mandare a Vercelli il soldato più istruito che s’intendeva di macchine da scrivere e di qualcosa di ciò che concerne di lavori d’ufficio. Era un posto da impiegato al deposito a Vercelli.
Sono andato alla prova in ufficio qui assieme ad altri due che non sapevano scrivere a macchina.
Ho dimostrato di essere il migliore, e avendogli proposto di mandare me, il maggiore disse: E’ sempre stato uno dei più bravi soldati, e poi è un elemento che voglio tenere a mia disposizione qui al gruppo perciò mandate un altro. Queste parole me le ha riferite il tenente della maggiorità.
Per me dovrebbe essere motivo d’orgoglio, ma ciò malgrado sono demoralizzato, perché non me ne va una bene, e mentre dovrei essere a posto per il mio buon comportamento, continuo a montare di servizio ogni tre giorni, in attesa di essere messo in ufficio qui. Ma quando?
Domenica sono stato qui, e credevo di vedervi arrivare, ma credo che presto verrò, o ci vedremo.
Se Wally potesse farmi ristampare a Torino quella fotografia colorata, ne vorrei due copie, che venendo a casa le pago.
Vi racconterò per cosa mi serve.
In attesa di riabbracciarvi,
Vostro Dino
Contraccambio saluti alla sig. Rosso
1 Zio di Dino