28 aprile 1943

P.M.29 li, 28-4-43

Carissimi,

Ho avuto ieri una lettera di Nana1, che mi ha fatto molto piacere, perché vedo che si ricorda di me, e molto sovente anche, se ogni pochi giorni mi scrive. Brava, sono proprio contento di ciò, e se non rispondo sempre a te sola, è perché devo accontentare tutti, e non sempre posso farlo. In ogni modo, tutti siete compresi nelle mie lettere, indistintamente, e quindi, sempre nel mio cuore. Mi chiede dunque, nana, perché non ho mandato il modello del pacco di aprile. Non ce lo hanno dato, che verso la fine del mese, e ve lo ho mandato giorni addietro, assieme alla dichiarazione dello stipendio. In ogni modo non fatevi pensiero per lui, che c’é sempre tempo. Vorrei pregarvi di un favore che vi chiesi altra volta: Di due spazzole: per le scarpe (1) e per i panni (1), delle quali sono privo e che servono tanto. Se poi fate ristampare le fotografie che vi ho mandato in negativa, e che riescono meglio di quelle che hanno stampato qui, mandate pure due esemplari, che mi farete piacere.

Mi stupisce di Pippo2; non credevo che fosse così celere nelle sue cose. In ogni modo, attendo notizie più precise in merito al suo fidanzamento. Mi terrete informato, vero?

La S.Pasqua la ho passata abbastanza bene, anzi benissimo, fra sbafate; la sera di sabato, alle ore 21 abbiamo cominciato a mangiare il pranzetto preparato da noi stessi in terrazza. Consisteva in antipasto di salamini giunti dall’Italia a mezzo un amico che li aveva portati, in gnocchi fatti con farina comprata qui, con un bel sugo, ed in capretto arrosto con patatine fritte ed al forno, (due capretti in venti), ed infine in un piattone gigante di “fricieui” ovvero quelle frittelline che facevamo a casa quando c’ero ancora io. Il tutto innaffiato da vino a piacere. Devo confessare che ero, se non ubriaco, almeno allegro, e tutti così.

Vi era il grammofono, ed abbiamo cantato, ed anche raccontato belle storielle di avventure amorose di qui, della gente, che parla sempre male di qualunque cosa. Vi dico che abbiamo fatto tanto ridere. Poi la mattina dopo, con la pancia ancora piena della sera prima, ho mangiato ancora il ricco rancio pasquale, con carne arrosto ancora, pastasciutta, insalata, uova sode, vino, frutta secca, ecc. Ecco dunque il programma della festa nostra. Come vedete, non potete dire che non ho passato una bella Pasqua. Ho pensato tanto a voi, e vi ho sentito qui con me, perché sapevo che pure voi mi pensavate. Termino, perché il foglio è alla fine. Vi bacio con tanto affetto. Vostro

Dino

Grazie cara mamma, per gli auguri fattimi.

A Teresina ho fatto gli auguri, ma non ha risposto.

1 Soprannome della sorella Silvana

2 Giuseppe Ferrero, cugino di Dino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *