4 settembre 1944

ATTENZIONE: questa lettera non è originale ma è stata scritta sulla base dei documenti e delle testimonianze di Dino.

Magdeburgo, 4 settembre 1944

E’ ufficiale! Da oggi noi italiani non siamo più IMI ma lavoratori civili, per sfruttare ancora di più il nostro lavoro in vista della guerra totale dichiarata da Hitler il 25 luglio. Siamo stati formalmente dismessi dagli Stalag per essere considerati lavoratori civili liberi. Liberi un corno! In realtà siamo come dei condannati ai lavori forzati con l’etichetta ipocrita di lavoratore volontario. Se fossimo davvero liberi e volontari ce ne torneremmo subito tutti quanti a casa, mentre invece siamo qui, nell’impossibilità di muoverci se non negli orari e nei giorni in cui ci è concesso, ma sempre all’interno dei confini della città.

Evidentemente in Italia non ci sono più persone disposte a venire a lavorare per i tedeschi come dopo l’8 settembre, se Hitler ha convinto Mussolini a smilitarizzarci d’autorità dalla RSI. Il nostro cambiamento di stato serve anche a mascherare il carattere coercitivo dell’impiego di noi militari italiani. Volenti o nolenti siamo stati assimilati ai lavoratori civili stranieri. Fino a ieri occorreva firmare un modulo di accettazione cui conseguiva il certificato di rilascio. Poiché molti si sono rifiutati di firmare, nel timore di essere richiamati alle armi oltre all’avversione nei confronti dei nazisti per tutte le violenze e i soprusi subiti, da oggi la trasformazione è stata fatta d’autorità.

Sarà anche cambiato il nostro stato però nulla è cambiato per quanto riguarda il vitto, l’alloggio e le condizioni di vita. Per il momento c’è stato solo un leggero allentamento del rigido sistema disciplinare, ma la settimana lavorativa resta di 72 ore su sei giorni. Anche il salario è aumentato un po’, ma rimane comunque basso. Come vi avevo anticipato invece del Lagergeld, moneta spendibile solo nel campo e di scarso valore, ora riceviamo dei marchi per soddisfare meglio i bisogni essenziali.

Inoltre ci hanno detto che non saremo più soggetti alla giurisdizione militare ma a quella civile, quindi la Gestapo interverrà solo per i delitti più gravi. Anche le angherie e le vessazioni dovrebbero diminuire. La sorveglianza sul campo in effetti sembra essere diventata meno stretta, sicché la libertà di movimento ne ha tratto beneficio. Al termine del lavoro, ad eccezione dei prigionieri ebrei, ci si può trattenere in città fino al coprifuoco, ma naturalmente bisogna rientrare nel campo entro le 20. Però la nostra presenza per le vie della città non è vista di buon occhio dalla popolazione.

Pur se ci hanno passato borghesi, anche contro la nostra volontà, è comunque rimasta la facoltà delle aziende di stabilire se continuare il lavoro durante gli allarmi aerei, considerando incidenti sul lavoro gli eventuali danni fisici o le morti! Roba da matti.

Del resto gli incidenti sul lavoro in generale sono sempre stati tanti qui alla Polte. Un po’ per le difficoltà di comprensione della lingua e un po’ per il vestiario inadeguato. Ma anche per la carente formazione professionale, il diffuso sfinimento fisico, la mancanza di protezioni adeguate. Senza contare che vengono considerati incidenti sul lavoro anche i maltrattamenti fisici.

Dovete sapere che in caso di infortunio l’assistenza prestata agli IMI è sempre stata a dir poco inadeguata, a causa delle accuse di tradimento che ci vengono mosse. Molte volte, come vi avevo già scritto, è meglio non far sapere che si è feriti o ammalati, perché si rischia di essere inviati al campo di sterminio di Buckenwald.

In particolare le sorveglianti del campo femminile sono tremende, maltrattano e minacciano le detenute, il cui lavoro è difficile e molto dannoso per la salute. Anche le donne lavorano in turni di 12 ore, solo alcune sono impegnate nella cucina del campo. Ogni volta che muore una prigioniera viene subito sostituita da un’altra proveniente da Buchenwald. Eppure si ritengono fortunate ad essere qui perché a Buckenwald hanno visto l’orrore inimmaginabile. Quello, così dicono, non è un campo di concentramento né un campo di lavori forzati, ma un vero e proprio campo di eliminazione. Uomini, donne e bambini vengono avviati a morte immediata se non abili al lavoro.

In compenso dopo i continui bombardamenti continuiamo ad essere utilizzati come forza lavoro per sgomberare le macerie e seppellire i morti. Ogni casa in cui sono presenti dei morti è contrassegnata con una croce bianca sul muro. La città è piena di croci bianche. Il problema è che quasi nessun italiano parla tedesco, quindi io che lo capisco sono sempre chiamato per scavare.

Dino

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