11 settembre 1943

ATTENZIONE: questa lettera non è originale ma è stata scritta sulla base dei documenti e delle testimonianze di Dino.

Grecia li, 11 – 9 – 1943

Carissimi,

Le nostre più fosche previsioni si stanno avverando, è evidente che siamo prigionieri dei tedeschi. Tutti i discorsi che ci hanno fatto sia loro sia i nostri ufficiali riguardo al rientro a casa sono svanite nell’arco di un paio di giorni.

Ora ci troviamo tutti sopra un treno composto da carri bestiame. Siamo più o meno una quarantina in ogni vagone. Le porte sono state bloccate dall’esterno. L’unica possibilità per vedere qualcosa al di fuori del treno e per prendere un po’ d’aria è una finestrella in alto praticamente irraggiungibile.

Non ci hanno detto dove ci porteranno, ma molto probabilmente in qualche posto in Germania. I soldati tedeschi continuano a trattarci male, a insultarci dandoci dei maiali e se non si rispettano i loro ordini volano botte.

Siamo anche affamati e assetati perché da due giorni non ci danno né da mangiare né da bere. E come se non bastasse il treno non si ferma nemmeno per farci fare i bisogni, per cui dobbiamo arrangiarci all’interno. La situazione che si sta creando è indescrivibile, imbarazzante e igienicamente deprecabile.

E purtroppo il viaggio durerà ancora chissà quanti giorni. Qualcuno dice che ci porteranno in Germania perché là hanno bisogno di operai e contadini perché tutti gli uomini validi sono stati richiamati alle armi. C’è quindi bisogno di qualcuno che mandi avanti le fabbriche che producono armi e che coltivi i campi.

Sarebbe bello fosse così, ma non sembra che siano poi così ben disposti nei nostri confronti. Ho visto Beccali, il quale mi ha detto che in qualche città gli italiani non hanno obbedito alle richieste dei nazisti e stanno combattendo. Ci sarebbero già molti morti. Speriamo che non sia vero.

Sta diventando buio, il treno prosegue la sua corsa e non so esattamente dove ci troviamo.

Vostro Dino

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