9 settembre 1943

ATTENZIONE: questa lettera non è originale ma è stata scritta sulla base dei documenti e delle testimonianze di Dino.

Tripolis li, 9 settembre 1943

Carissimi,

io sto bene, ma non posso darvi buone notizie. Circola voce che i tedeschi, anche se ufficialmente non siamo in guerra con loro, vogliano farci prigionieri. A me sembra impossibile, fino a ieri mangiavano in mensa con noi, eravamo camerati.

Quando ieri sera la radio comunicò la fine della guerra eravamo come impazziti dalla gioia. E mentre i miei amici festeggiavano con la popolazione greca il nostro Maggiore appariva sconvolto, tanto da ordinare a ufficiali e sottufficiali di far rientrare le truppe nelle caserme ed esortare tutti a mantenere la calma.

Eravamo tutti frastornati ed emozionati. Oggi invece c’è una strana agitazione negli uffici. Il clima è pesante ed opprimente, è passata l’euforia, anche se si sente ancora il vociare gioioso dei soldati.

Nell’attesa di nuovi sviluppi c’è chi teme la possibile vendetta dei nazisti e pensa di rientrare a piedi attraverso le montagne in Italia. C’è anche chi è già sparito per non si sa dove. Forse per unirsi ai partigiani greci o forse per nascondersi da qualche parte.

Nel primo pomeriggio il Comandante riesce a mettersi in contatto col generale di divisione, ma non riesce ad ottenere nulla, da Roma non è arrivato nessun ordine né direttiva.

Devo raccontarvi un episodio che è avvenuto pochi giorni fa. Mentre ero per strada sono stato avvicinato da Lucia che mi ha detto che qualche giorno fa era stata in compagnia di un ufficiale tedesco.

Le avrebbe detto che erano pronti a farci tutti prigionieri non appena il nostro governo si fosse arreso agli inglesi e agli americani. Io non le ho creduto perché mi sembrava tanto grossa. Le risposi che era impossibile che un semplice ufficiale tedesco potesse sapere cose così tanto segrete, non ci credevo ma quando arrivammo davanti casa sua lei mi fisso un attimo e vidi suoi occhi riempirsi di lacrime prima di correre in casa senza pronunciare parola.

Forse aveva ragione lei, che mi aveva anche proposto di nascondermi in casa sua, ma il mio onore mi impedì di farlo perché avrebbe significato disertare e rischiare la fucilazione.

Così oggi pomeriggio, nella confusione più totale, ad un tratto è arrivata un’automobile con un Tenente tedesco della Wehrmacht accompagnato da quattro soldati armati fino ai denti e un interprete.

Il tenente ha fatto leggere all’interprete un ordine ricevuto dal suo comando di divisione che dice che a seguito della nostra capitolazione tutti i militari italiani devono consegnare le armi per poi essere inviati in Italia, dove saranno liberi di scegliere se continuare a combattere a fianco dell’esercito tedesco o tornare a casa.

Il nostro comandante ha risposto che non avendo ancora ricevuto ordini dagli alti comandi non avrebbe potuto ordinare ai suoi soldati di deporre le armi. Il tenente tedesco se ne è andato via furente urlando frasi incomprensibili nella sua lingua.

Ogni decisione è stata rinviata a domani, per avere ancora un po’ di tempo nella speranza di ricevere ordini e decidere come comportarci di fronte alle minacce dei nostri ex alleati. Ci attaccheranno anche se siamo numericamente superiori? Aspettiamo e vedremo.

Nel frattempo abbiate i miei saluti più cari.

Vostro Dino.

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