27 febbraio 1943

P.M.29 li, 27-2-43 XXI

Carissimi,

Questa sera, come promessovi ieri, vi mando la fotografia (molto originale), nella quale rido finalmente con la bocca spalancata, ma in una maniera non molto bella; ero però in un momento di vera allegria, e ridevo naturalmente a più non posso. Come vedrete, non sono dimagrito come mi avevate trovato nella ultima fotografia che vi ho inviato, bensì ingrassato, e fin troppo, come non vorrei essere. Ma però verrà l’estate ed allora tornerò normale. Anzi, si può dire che qui sia già primavera molto inoltrata, dato che di giorno, se si va al sole, con la sola giacca ci si sente già col fiato grosso. E poi sono moltissimi giorni che fa bel tempo, e non smette. Domani è domenica, e sarà naturalmente una giornata bellissima, come tutte le altre, e noi andremo a mezzogiorno al parco di S.Giorgio distante una mezz’ora di strada da qui, per respirare l’aria pura dei campi, e per vivere nella pace di un bosco di pini. Il parco di S.Giorgio è formato di pini alti, con tanti rami, che formano un bosco come i nostri di castagni. Al centro del grande parco, vi è uno spiazzo dove si trova un caffè e panchine per sedersi. Io tutte le domeniche mi reco là e resto a contemplare la bellezza della campagna. In mezzo al bosco, in piena libertà, vi sono dei pavoni magnifici, che vengono a guardarci con occhi supplichevoli, come per domandare da mangiare. Nelle gabbie poi vi sono tanti bei pappagalli e fagiani, e canarini. Verso le 14,30 arrivano anche le famiglie complete degli abitanti del paese, ed allora è un continuo passare di gente. Vengono anche tante belle signorine (despinis) e, in conclusione della gita, proprio allora, mi tocca ritornare in ufficio, che alle tre comincio il lavoro. Non mi rammarico per questo, perché fin troppo belle sono le due ore passate in quella pace, e se mai, la sera vado al cinema, dove ci troviamo tutti, amici e camerati, e si vede un po’ di mondo di qui, e si ride della maniera di parlare di questa gente, e del modo magari di vestirsi delle donne. Un particolare che non ci è sfuggito, e che d’altra parte non poteva sfuggire, è che le donne di qui non portano mai cappello in testa, nemmeno d’inverno. Sono eleganti, hanno tante maniere per vestirsi bene, anche nelle contingenze attuali, ma se dovessi vederne una con il cappello in testa, giurerei che è matta. E’ così che va la vita qui, e potrete constatare anche voi che non è poi brutta.

In questi giorni vi è l’inconveniente di ogni fine mese, con gli stipendi, e tanti altri lavoretti che portano via la giornata senza che ce ne accorgiamo. Ma è meglio così, e si arriva alla sera che pare un momento.

Ho in arrivo un bidone di cinque litri e forse più di olio, che un mio amico di un reparto lontano mi ha inviato, considerando che io lo aiuto quando ha bisogno. Lui aveva questo olio, ma non poteva prenderlo, ma ora che il suo Comandante ha saputo che doveva regalarlo a me, glielo ha dato, e lui me lo invia. Dunque, se tutto va bene, senza che ve lo siate aspettato, arriverà ancora olio. Vi raccomando di tenerlo caro, perché non sempre potrò mandarvelo, e chissà fino a quando non potrò più. Ora devo interessarmi per trovare la lattina, problema più grande dell’olio.

Termino con l’inviarvi molti bacioni carissimi, e salutandovi caramente.

Vostro Dino

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