11 novembre 1942

P.M.29 li, 11 novembre 1942

Carissimi,

ho ricevuto ieri tre lettere vostre. Non posso dirvi la gioia che mi hanno arrecato, massimamente quella di mamma, dove apprendo che vi hanno corrisposto ancora lo stipendio, con gli arretrati. Era questa la notizia che aspettavo con più ansia, e finalmente è giunta. Sono contento, e mi sbrigo a mandarvi la dichiarazione alla data del 1° dicembre, come richiesto. Vi arriverà in tempo, e se mai se aveste bisogno di altro potrei ancora essere in tempo per la data giusta. Mi ha fatto piacere sapere che mi avete spedito le lattine per l’olio. Ora fra poco dovrebbe essere finita la molitura delle olive, e con un poco di buona fortuna potrei avere la possibilità di mandarvi dell’olio. Vi ringrazio del pacco che mi avete confezionato con la pila, e tutto quanto richiestovi. Ne ho proprio bisogno, e quando mi arriverà, ve ne darò notizia.

Ho avuto anche la cartolina da Bardonecchia, e due di Alpignano.

Riguardo alla lettera di Teresina, che vi ho inviato, ho risposto come ha detto mamma, e poi è la maniera giusta. Non sono ancora stupido al punto da fare il loro gioco. E poi se non ci tiene a venirmi a trovare, non posso mica perdere dei giorni preziosi di licenza per andare al suo paese isolato fra i monti dell’Appennino.

Alla fine del mese scorso, vi feci un vaglia corrispondente ai 5/6 della paga percepita, equivalente a lire 310,= Lo avete già ricevuto? Spero di si. Ho pure inviato una cassetta per le sorelline e per mamma, che credo papà non rinuncerà di mangiare, contenente uva passa e fichi. Era tutto quanto potevo mandarvi di qui, essendo i due prodotti che più abbondano sul mercato.

La bella Lucia ricambia i saluti, che le ho espresso ieri, incontrandola per combinazione in piazza. Ora fa freddo, e non si ha possibilità di uscire altro che per andare al cinema.

Mi è dispiaciuto che mamma dice che per andare a fare le passeggiate con Lucia lascio indietro anche la corrispondenza, ma che è contenta lo stesso. Invece quando posso e non mi sento stanco, scrivo e lascio pure di uscire. Se non scrivo è proprio perché non posso, e poi non è un lavoro molto lungo scrivere, poi è anche piacevole quando si scrive ai cari. Anch’io provo cosa voglia dire non ricevere quando sto molti giorni senza sapere vostre nuove, e vedo i miei amici che magari hanno ricevuto. Ma questo è dovuto al fatto che non sempre si può scrivere. E perciò quando sento che posso farlo, lo faccio ben volentieri per non farvi attendere nel dubbio. Spero che non dovrete pagare la tassa per questa lettera pesante, e perciò vi aggiungo due francobolli da una lira.

Con tanti baci e abbracci.

Vostro Dino

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