15 ottobre 1942

Carissimi,

Ho finito appena adesso di lavorare, e sono le ore 21,30: Fra mezz’ora andrà via la luce, ed ho appena il tempo di scrivervi affrettatamente queste righe. Stasera ero di servizio, e avrei voluto cominciare prima a scrivervi, ma stasera è arrivato l’ordine che si deve andare a prelevare gli stampati domani mattina presto in caserma, quindi, essendo io il preposto, ho dovuto finire il mio lavoro di ufficio della serata, per poter andare domani mattina con il cuore in pace, a prelevare tutto quanto necessita alla vita dei nostri uffici e delle furerie del Reggimento. Ho già scritto nella mia precedente di ciò che mi occorre con più urgenza nel pacco che mi manderete, e spero che a quest’ora vi sarà già arrivata. Di altro, non saprei, e se caso mai vi venisse in mente qualcosa di utile, ditemelo che saprò dirvi se effettivamente mi necessita.

Stasera avrebbe dovuto partire per la licenza un mio amico del Comando (attendente di un tenente) che va a Torino, e avrei dovuto dargli gli anelli. Spero che lo vedrò qui stasera, perché probabilmente andrà a dormire molto presto per alzarsi domani mattina, e allora non lo vedrò. Se non avessi avuto il tanto lavoro, sarei andato io a darglieli ma non ho potuto. Ho poi saputo che Davy1 è partito per la licenza via terra, ma non è passato per qui. Verrà certamente a trovarvi, e se avrete bisogno di qualche favore da lui, siete certi che vi accontenterà. Attendo sempre, quando arriveranno i pacchi, che mi mandiate le latte per l’olio, che presto ci dovrebbe essere, non essendo molto lontana la nuova produzione. Perciò se Dio vuole, presto troverò il necessario. Chiedete poi a Davy ed a qualunque altro se sia facile trovare dell’olio, e vedrete cosa vi risponderà. E’ una cosa assolutamente impossibile, e solo chi come me ha occasione di essere conosciuto da tutti i militari, può chiedere e forse ottenere un po’ di qui, un po’ di là, qualche litro. Certo che mille difficoltà si aggiungono a ciò e cioè le latte, le casse, i chiodi per inchiodarle, i buoni di spedizione, ecc., per cui quando si dovrebbe avere finito si è appena al principio.

Ho saputo che l’ingegnere non si è ancora pronunciato in merito allo stipendio, e ciò mi preoccupa moltissimo. Che il destino ci debba essere avverso, dopo che ci è stato così benevolo? Non lo credo!

Qui oramai fa molto freddo, e specialmente la sera, per cui la passeggiata non si può più fare. Io, che esco alle ore 19, cioè, quando finito il giorno e per conseguenza le passeggiate pomeridiane, non vi è più nulla da vedere. Vado allora al cinema, che non si capisce, ma in compenso fa passare qualche ora, e si può incontrare chi si conosce.

Sabato andrò a fare la solita gita in camion, per prendere i soldi, e appena tornato vi scriverò. Di altri fatti degni di rilievo non ve ne sarebbero. Da Teresina non ricevo posta da parecchio tempo, e l’ultima lettera ve la allego a questa, perché vediate se non merita di essere trattata male. A me, detto francamente fa un baffone, perché se è egoista, io la lascio perdere nel suo egoismo, e così anche se ero deciso a perdere una giornata o due per trovarla, ne faccio francamente a meno, perché chi mi dice che io a casa ho altre cose (che sarebbero amiche), e perciò mi tratta da falso, non merita la mia stima, e poi non mi tocchi i miei cari, perché lei è niente, e voi siete tutto. Vero? So che potrà essere anche per amore che dice quello, ma non voglio concepire che si finisca così in basso. Vi lascio la libertà di criticare come meglio credete quelle righe. Intanto, finendo la carta e andandosene la luce, termino, inviandovi tanti baci cari, e tanti pensieri affettuosi.

Vostro

Dino

1 Amico di Dino, anche nel dopoguerra

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