9 aprile 1942

Li 9 aprile 42-XX°

Carissimi,

ieri ho ricevuto la vostra lettera del 2 c.m. Rispondo solamente oggi, perché ieri sera siamo andati a fare un pochino di baldoria al cinema. Ho ricevuto le due violette, con il profumo inalterato, e mi è parso di avere un pezzettino di casa nostra con me. Riguardo lo stipendio, sono felice che abbiate percepito la prima metà di arretrati, e gli altri certamente verranno come sono venuti i primi. Ho pure ricevuto due giorni fa, una lettera e un telegramma da Teresina; nella prima mi dice di essere stata ammalata con la infezione alla mano destra (combinazione !) e di essersela scampata per miracolo. Ma ci credo poco alle scuse così magre. E nel telegramma mi faceva gli auguri di buona Pasqua. Ecco tutto/

Qui continua a fare un caldo asfissiante, e sono in ufficio in maniche di camicia, e sudo come una fontana. Sento il desiderio di una bella bottiglia di birra, di quelle gelate che si appannano; e di un bel bicchiere, in mancanza d’altro, fresco. Ma devo accontentarmi di attendere stasera per bere, perché qui l’acqua viene soltanto la sera, ed allora durante il giorno bisogna desiderare soltanto di bere.

Ieri l’altro sono andato a fare il solito prelevamento del milione, col camion, ed ora che fa già il caldo estivo, è un piacere, escludendo però la montagna e le curve fatte velocemente sui burroni. E’ abitudine ormai, e tutte le cose non hanno più quell’importanza che le prime volte si attribuiscono. Pensate che io ero milionario, perché erano in mia mano i soldi, e sono andato a prenderli. Soltanto che la sera ho dovuto versarli.

Vi prego, la prima volta che vi accadesse di farmi un altro pacco, di includermi la crema per la pelle, perché si screpola tutta, e mi è venuta qualche puntina nera, dovuta alla pelle grassa. Così eliminerò la pelle ruvida, massimamente nelle mani. Qui se compro quella crema, la vengo a pagare una trentina di lire. Volete sapere quanto viene a costare in lire italiane, un gomitolo di filo da cucire? la bellezza di Dracme 1200, ossia 150 lire. Vi pare che ho ragione quando vi dico che non si dà eccessivo peso alla moneta noi ? L’altro giorno, durante il viaggio per prendere i soldi, avendo fame, siamo andati a mangiare ad un ristorante: Sapete cosa abbiamo mangiato? una insalata di cicoria colta nei prati, un pezzo di agnello non più grande di un pugno, un totale di dracme 550,= ossia lire 70.= Voi vi spaventerete al sentire questi prezzi, ma se foste qui, più. Pensate che per le strade i bambini hanno le migliaia di dracme in mano come nulla fosse, e vedrete che cento lire nostre qui non servono a comprare gran che, data la scarsità delle industrie in questi territori.

Vi è qui da noi, la fidanzata di un ufficiale, che la ha fatta venire, dopo avere avuto il permesso. Si possono, a quanto ho sentito dire, fare arrivare parenti, ma a loro rischio.

Per gli altri pacchi che devo mandarvi, sono in faccende, al fine di trovare il necessario, e quindi bisogna avere un pochino di tempo, date le mille ricerche che se ne devono fare.

State certi però che altro e molto arriverà, e non molto tardi. Vi darò, quando avrò spedito, avviso, così potrete stare in attesa fiduciosi. Va bene ?

La mia salute è ottima, e voi credo che vi troviate nelle mie medesime condizioni.

La Pasqua la ho passata discretamente. Abbiamo mangiato bene, e cantato molto. Una sera di una settimana prima di Pasqua, gli amici mi hanno dato da bere cinque o sei bicchieri di vino e sono diventato ubriaco. Dicono che dopo entrai in stanza, e saltavo di qua e di là esclamando che vi erano tante siepi, e che non sapevo spiegarmi chi le avesse messe. Che buffo ! Ma non accadrà più perché non mi piace bere, e quella sera volevo esperimentare come si stà in quei momenti. Abbiatevi tanti baci cari e saluti dal vostro

Dino

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