27 aprile 1940

Condove li 27.4.40 – XVIII

mamma carissima,

stasera finalmente ti scrivo. Come avrai già saputo da papà che è venuto ieri, avrei dovuto venire ieri sera in ufficio per scriverti. Ma, che vuoi, da soldato non si ha la libertà come la si vuole, o fa comodo, e allora bisogna accontentarsi di quel poco di tempo che si ha disponibile. Stasera, prima che annotti mi sono seduto sulla sedia qua davanti al prato, e con un asse sulle ginocchia scrivo. Da domenica scorsa sono stato sorpreso di come il tempo sia volato. Domani lo è di nuovo, e io però non ho più il permesso, a meno che non avvenga una grazia. Intanto qui si fa in modo che la vitaccia si trascini alla meno peggio. Tra il lavoro e la scuola radio siamo sempre in moto e non sappiamo mai quando possiamo tirare il fiato. Dopo il giuramento1 di domenica, la vera vita militare è cominciata. Le guardie, le punizioni e tante altre simpatiche cose cominciano a fioccare. Io per adesso non sono ancora montato di guardia, e spero che avverrà molto tempo più tardi. Stamane, sono usciti tutti i conducenti, i serventi e specializzati telefonisti per fare l’attacco di batteria. Io invece, come gli altri radiotelegrafisti, sono restato qui, e ci hanno fatto lavorare. Ma malgrado la fatica è venuta ben presto l’ora del rancio. Mentre me ne venivo verso la camerata, un tenente (che è poi quello che mi fa disegnare, che comanda i radiotelegrafisti al comando reggimento), e in più è l’unico ufficiale in confidenza col ns. colonnello, mi ha fermato. Mi ha chiesto se volevo andare con lui al comando reggimento, e io ho risposto di sì. Sai perché? Perché ho sentito che a chi gli va a genio da i permessi. E lui mi ha detto che parlava in giornata al colonnello. Spero di poter riuscire ad andare al comando; sarei il più felice della terra. Molti avrebbero voluto avere una così grande fortuna, e invece è toccata a me. Oggi alla lezione della radio, quando è toccato a noi tutti e agli anziani di essere interrogati sulla radio e sui suoi circuiti, sulla composizione e sulle valvole di un apparecchio, mi ha chiamato e mi ha fatto spiegare a tutti un sacco di cose. Poi mentre gli altri erano a lezione mi ha fatto fare della contabilità, e di ogni cosa di cui ha bisogno si rivolge a me. Non so se tu sai che è in corso di approvazione la proposta per la mia promozione a artigliere scelto. Ho già trovato dei gradi rossi da caporalmaggiore, dai quali staccherò due lasagnette non appena avrò letto nell’ordine del giorno il mio nome.

Al mio caro amico Enrico non ho ancora risposto perché non ho potuto. Ma digli che mi perdoni, che o lunedì o martedì andrò a S. Ambrogio a scrivergli.

Spero che per domenica, o al più tardi un altro giovedì, potrò avere il permesso. Che venga presto quel momento!

Domenica mi è sembrato un sogno potere essere vestito in borghese, mi sembrava di essere più leggero, e sono certo che se invece di essere vestito bene fossi stato vestito stracciato, mi avrebbe fatta la medesima impressione, essendo la borghesia bella. Finisce la carta, e viene notte. Fra poco si scatenerà sicuramente un temporale, e io sarò a nanna. Cara mamma, ti mando tanti saluti cari e tanti bacioni. Scriverò nuovamente e presto. Saluti e baci a Wally e Silvana e al caro Enrico.

Tuo Dino

1In questo momento il giuramento militare è un atto importante ma quasi di routine. Diventerà invece importantissimo quando l’8 settembre 1943 verrà chiesto ai militari italiani di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Il testo del giuramento era: “Giuro di essere fedele a Sua Maestà il Re ed ai suoi Reali Successori, di osservare  lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato e di adempiere tutti i doveri del mio Stato, con il sol scopo del bene inseparabile del Re e della Patria”.

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