5 aprile 1940

Condove 5.4.40-XVIII

Carissima mamma,

a suo tempo ho ricevuto la tua lettera, molto gradita, e che mi ha fatto tanto tanto piacere.

Stasera ti rispondo finalmente, sapendo che domani papà verrà a prendere questa lettera, e non avendo scritto prima per non far si che la lettera quando la avessi ricevuta te odorasse di vecchiume. Domenica scorsa mi è sembrato un grande sacrificio il non venire a casa dopo l’illusione che mi ero fatto di passarmi una domenica da borghese, di rivedere voi e la nostra casa, e di andare al cinema a Rivoli. Insomma di riprendere per un po’ d’ore le mie usanze da borghese.

Invece, sono restato qui con il gran dispiacere di attendere un’altra settimana prima di chiedere il permesso, e come ora ti dirò anche questa volta mi è andata male.

Domani, sabato ci faranno la vaccinazione e la puntura, per cui sabato e domenica dovremo stare a letto coricati. Ora ci hanno dato due lenzuola grandi come una stanza e il cuscino. Siamo abbastanza comodi, tanto più che ora dormiamo nelle cuccette col materasso; è una vera cuccagna!

Ora dovrò aspettare per un’altra settimana prima di poter chiedere il permesso. E’ molto dura questa faccenda, ma non posso fare diversamente. Mi hanno detto che a Casale i nostri radiotelegrafisti erano sotto il cap. Locatelli, e che era molto bravo. Che se volessi, essendo lui capitano, potrebbe farmi trasferire ma io per ora preferisco stare qui.

L’altro ieri, ieri e oggi mi hanno fatto comandare il drappello degli specializzati.

E’ già una bella soddisfazione.

Voglio farti sapere che sto molto bene di salute e che vedrai d’altra parte anche te quando verrò. Qui fa un ventaccio d’inferno in questi giorni, e ieri sera e stamane ha piovuto continuamente.

E’ una vita monotona e precisa quella che noi conduciamo, e annoia un po’.

Ma che posso farci? Pazienza, un mese è già quasi passato, è già un diciottesimo del tutto.

Anch’io ho sempre pensato a voi e vi ringrazio di cuore per tante belle frasi scrittemi. Te soprattutto mamma cara, per la premura che hai verso di me. Sono proprio dispiacente di non aver potuto venire domenica, perché mi avete detto che mi avevate preparato una pasta asciutta di quelle poderose! Vuol dire che sarà per un’altra volta, e che se non vi sarà la pastasciutta fa lo stesso, purché io sia borghese1. Spero che tu mi vorrai dire tutto di voi, di tutto ciò che mi può interessare, del giardino, ecc. Mi sembra, quando ricevo lettere, di isolarmi da tutto ciò che mi circonda, di essere più felice.

Stasera sono uscito per andare a comprarmi pane e formaggio. E’ da un po’ di tempo che per non volermi isolare dall’avarizia, tiravo cinghia.

Stasera non ne potevo più, perché non mi sono bastati la minestra e il pane datomi, e ho preso la decisione…

Ora mi sento bene, e sono soddisfatto.

Ho scritto col cuscino sulle ginocchia e su quello la lettera. Perciò non badare se ho scritto un po’ male.

Ringrazio Silvana e Wally di tante belle parole, e dico loro di scrivere ancora. Termino perché sta per essere fatto il contrappello, e non posso scrivere oltre. Siamo quasi al buio qui, e si sforza la vista per discernere la scrittura. Ripeto che vi penso sempre, che anch’io penso di essere nuovamente borghese e libero come un tempo. Ti voglio tanto, tanto bene cara mamma, e so che anche tu me ne vuoi tanto, e anche tutti gli altri. A rivederci presto, e nel frattempo vi mando, ti mando tanti bacioni.

Tuo Dino

1 Militare o soggetto usualmente in divisa che tuttavia non indossa l’uniforme

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